Che cosa c’é?

C’è che latito da dieci giorni esatti e in questo tempo c’è stato tutto e niente.
C’è stata la convinzione e il terrore di non farcela, la voglia di fuggire qualsiasi cosa, le ore più calde che ricordi, il desiderio di mareebasta.
Ci sono stati duesaminsieme, le risate a stemperare la tensione, le ginocchia che cedono, sguardi che non riesco a reggere e coraggio che manca.
Cinque giorni e sembra siano passati mesi da quel “bravissima!” che mi ha fatto rischiare un collasso.
Non ci avrei scommesso ma sono sopravvissuta a questa sessione e ora mi sembra di avere in testa un frullatore con pensieri residui ed altri che butto dentro più o meno casualmente, a pezzettini e pezzettoni.
Tutto si mescola e confonde, il colore che ne viene fuori non mi convince neanche un po’.
Nel miscuglio c’è il blu di una serata sorprendentemente fresca, con la musica che ti sfonda i timpani e gli amici di sempre; c’è un bel po’ di verde che fa così estate, che sa di ore che vorresti durassero più del dovuto, di persone che sono troppo belle per essere lontane, di sorrisi nuovi e radiose conferme.
Poi c’è il rosso di convinzioni precarie, di sette mesi che prendono corpo e a cui non potresti dare un colore diverso. E’ il rosso destabilizzante di entusiasmi un po’ stroncati e ferite ancora sanguinanti, di errori reiterati e notizie che ti pulsano nelle tempie.
Frullo il tutto: credo sia salmone. E il salmone non mi ha mai convinta.