"Tanto maggiore fama di sopportazione, quanto maggiore è stato il sangue sparso".

In realtà sono giorni che cerco di scrivere, e avevo due post belli pronti, stampati limpidamente nella capuzzella… ma niente, desisto e chiudo la pagina.
Prendetevela con la letteratura cristiana antica che mi sta togliendo la salute.
Certo, studiare in compagnia di due occhi verdi che sbuffano, sorridono, sbadigliano, rende meno drammatico persino la lettura di millemila brani in cui si ribadisce che dio è uno, che il figlio è della stessa sostanza del padre, che i pagani sono una chiavica e gli apostati sò tutti omm e’nient.
Senza contare, in questo gran parlare di castità e pudicizia, la strabiliante quantità di siparietti che accompagnano tali profonde speculazioni.

– “Nel terzo libro Arnobio fa tutta stà critica all’antropomorfismo della religione pagana, e prende per culo in particolare Giove, che escogitava tutti i modi per trombarsi le fanciulle.”
– “O_o Tipo??”
– “Per esempio si trasformava in un toro, o in cigno, o in nube… per concupirle con l’inganno.”
– “Un po’ come lo spirito santo, insomma…”
– “Beh, in effetti quella povera Maria manco se ne è accorta.”
– “Giacché c’era le poteva dare stà soddisfazione.”
– “Cazzo, sai che sesso da dio?!?” 

Postilla:
In realtà, mentre scrivo le mie cazzatine, da fuori provengono casini e strombazzamenti.
Pare che il Napoli abbia vinto, o chissà cosa. Insomma, c’è da festeggiare.
Io sono contenta di essermi risparmiata, negli scorsi giorni, la città parata a festa, l’esaltazione ingiustificata, i nastri pacchiani che si incrociano da un balcone all’altro, le coccarde e gli striscioni.
Cose troppo kitch persino per me, che mi fanno benedire il mio attuale periodo di religioso isolamento dal mondo circostante.
Ho sperato seriamente che il Napoli perdesse, perché tutto questo mi dà la nausea.
Perché so che martedì, mio malgrado, ritroverò una città ancora più sporca, rumorosa e incosciente del solito.