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6 settembre 2006 – Cose semplici e banali.

Prima di partire per il mare avevano smontato quel cosino, quella sorta di mensola che sta all’interno dell’auto, sul portabagagli, per poter caricare di tutto…fino al limite della capienza.
Erano tornati ed erano ripartiti, ed erano tornati di nuovo… ma quella mensolina era rimasta lì, nel suo garage.
Quando il papà se ne ricordò, la mise nell’atrio affinché Lui non la dimenticasse di nuovo.
Quando lei scese per accompagnarlo, abbracciandolo come di consueto dal gradino, prima che andasse via gliela passò. Lui la prese, esitò e poi le chiese:
"Ti dispiace se la lascio qui? Così se litighiamo ho una scusa per venirti a disturbare… e vederti."
Lei sorrise e la rimise a posto… era per cose tenere e stupide come questa che le veniva voglia di non lasciarlo mai, di stringerlo forte forte e di salutarlo saltellante mentre andava via.



Quel pezzo di lunotto è tornato al legittimo proprietario, ma non è stata una scusa.
Ha sancito una separazione netta e definitiva, educata e sorridente, consapevole.
Ha significato rovinare un ricordo tenero per lasciare spazio ad una realtà ormai impossibile da negare, fatta di stanchezza e di rinunce.
Basta stringere, tentare, rimettere insieme i pezzi sparsi e lucidarli con dedizione. Sono crollati troppe volte.
E’ stato firmare una resa.
I’m feelin’ good.

E intanto i giorni passano
e i ricordi sbiadiscono
e le abitudini cambiano.
 
 

 

Lightness.


                                  Ferro 3 – La Casa Vuota.

Saremmo veri ovunque, basta che siamo nello stesso luogo.

Ti sposerò perchééé…


*fotina ammiccante*: cliccami, stupido!

"Ma lo sai che se, non sbaglio, quello lì si sposa?"



Coooosa??? Non so a voi, ma a me è preso un coccolone.
Ebbene sì, un mio ex si sposa.
E’ una tragedia e io scoppio in una risata isterica, mi viene da ridere ogni volta che ci penso.

Un mio ex si sposa.
Ergo: consigliatemi il migliore chirurgo che conoscete, a breve avrò bisogno del botulino.
Sì, lo so che lui è più vecchio di me, ma mi sento anziana lo stesso.
E’ un segno inequivocabile dello scorrere del tempo, del fatto che presto avrò le zampe di gallina.
Basta fare tutte stè faccine, contegno! Limita la tua espressività, hai una certa età ormai, vuoi forse fare la fine di Claudia Schiffer nello spot della crema antirughe (magaaari!)???

Uh, io già me lo vedo Mastrolindo Obeso © che dice: "Cara, mi vuoi sposare?".
Magari l’avrà fatto porgendole un fascio di rose blu, sarebbe da lui: disgustorama! *vomita*
E lei? Sarà il mastino da cui tempo fa ricevetti telefonate minatorie?
"Oddio, dillo a lui di lasciarmi stare e mettigliela la museruola, ne ha bisogno."

Ma la tragedia più grande consiste nel fatto che io non sappia con precisione se "l’evento dell’anno" sia già accaduto, o debba accadere ancora (ho una spia inutile io. Sì, lo so che stai leggendo, uomo orribile, sei un pessimo informator, umpf!).
E cazzo se è importante!
Io l’ho sempre sognata quella scena da telefilm / soap.
"Se qualcuno volesse in qualche modo contrastare questa unione, parli adesso o taccia per sempre."
La telecamera scorre all’indietro e inquadra la navata.
Il portone si apre e un fascio di luce si proietta sul pavimento lucidato per l’occasione.
Silenzio.
Tutti si voltano.
Sussurri, stupore e sguardi fugaci.
Entro. Ansiosa ma convinta, di corsa ma tiratissima.
Tempismo perfetto (?).
Sono disposta anche a mettermi la parrucca bionda in stile Brooke Logan, all’occorrenza.

PS. essì, Beautiful è iniziato che io ero nel pancione della mater, come potrei esserne immune?
La scomparsa di Sally Spectra potrebbe cambiarmi la vita.

Rewind.

Solo una settimana.
A me sembrano trascorsi anni-luce.
Gli abbracci sono sbiaditi, le carezze si sono quasi dissolte.
Eppure c’ero, mentre mi avvolgevi per proteggermi dal freddo, mentre mi sfioravi la punta del naso, mentre mi guardavi dritto negli occhi e dicevi di essere felice.
C’ero quando mi hai protetta da una scena triste, con una spontaneità e una premura che non sentivo da tempo.
C’ero quando lo sguardo ti brillava, e io mi sentivo un po’ fortunata e un po’ stronza.
C’ero quando mi dicevi cose disarmanti, e io mi sentivo emozionata e oppressa insieme.
C’erano le mie mani, in quell’intreccio tiepido… ma le tue erano ferme e decise, le mie erano incerte e sfuggenti.

Resta il peso di una leggerezza troppo ricercata. Invano perché univoca.
Resta qualche "forse" e qualche "ma".
Ora c’è noia, e voglia di tornare a me.
Rinunciare alla dolcezza che avresti saputo darmi per tornare a me.
Lo sai anche tu, che non sono stronza abbastanza.

Chiudi gli occhi ed esprimi un desiderio.

Lui: Ehi ma chi è che ti manda messaggi di continuo?
Lei: Amici.
Lui: Guarda che io sono geloso!
Lei: Ah-ah-ah.
Lui: Guarda che lo dico veramente, ma perché non mi prendi mai sul serio?
Lei: A te stesso sembri una persona da prendere sul serio?
Lui: Certo che sì, e ti avviso: quando voglio una cosa, me la prendo.
Lei: Se quello che vuoi è un pàcchero*, allora chiudi gli occhi che stai per ottenerlo.

* sberla, schiaffo, ceffone, cinquina.

Sei il suono, le parole,
di ogni certezza persa dentro il tuo odore…

Era quasi Natale quando ho incontrato il tuo profumo.
Me lo sono spruzzata addosso senza esitare, come non faccio mai. E ho sorriso.
Ma non eri tu. E ho sorriso meno.
Mancava quel non so che di triste e decadente fatto di tabacco e, talvolta, di gradazione alcolica.
Qualcosa che avrei odiato su qualunque altro, ma che su di te inebriava.
Quell’odore tuo soltanto, che riconoscerei ovunque.

Perché, tra i tanti che popolano i miei sogni, tu non torni mai?

Life in plastic is fantastic.

Se lo ricordano tutti che quando ero piccola di Barbie ne avevo un migliaio, ma erano sempre single in carriera.
Una volta ad una di loro non fu rinnovato il contratto e finì per diventare spogliarellista: una storia sofferta e commovente, già avevo tristi presagi sul precariato io.

Le mie cugine avevano il camper per fare gite in campagna, e megaville di proprietà dei mariti.
Io avevo il bagno, il guardaroba e l’auto, che le mie Barbie erano fighe e avevano bisogno dei propri spazi.

E quando, raggianti, le mie compagne di giochi si vantavano della loro Famiglia Cuore, io correvo in bagno a vomitare.
Una volta la mia Barbie Benetton ricevette persino delle spudorate avances dal capofamiglia: avevo già lucide intuizioni sulla natura maschile.

Avevo più di nove anni quando dissi ai miei che ero pronta per avere un Ken. E così fu.
Ken Hawaii, regalatomi per un onomastico di cui i miei genitori si erano completamente dimenticati: un passo importante.
Nonostante l’improponibile costume a fiori verde acido, doveva essere l’anima gemella della mia Barbie del cuore. 
In quel momento realizzai che un Ken avrebbe potuto esserci un giorno, ma Barbie Hawaii avrebbe sempre voluto preservare sua indipendenza. Al massimo si convive.
Già mi schieravo dalla parte dei Pacs e, dannazione, ero decisamente meno sprovveduta.

L’amore vero si nasconde in gola
taglia le parole
non sorpassa la lingua.

Io non riesco ad essere triste stasera. Stanca, quello sì.
Stanca di sentirti così, stanca di questo mal di testa.
Perché per te vorrei solo scintillii notturni e giornate di sole, luce e calore, abbracci per proteggerti da tutto ciò che non meriti e che non ti appartiene.

Sei così bella! Mi sono innamorata da subito, lo sai. Mi è bastato uno sguardo, ascoltare le tue prime parole per esserne certa: eri quello che cercavo e finalmente eri lì, sotto i miei occhi, sotto le mie mani.
Senza sapere come ne perché sapevo che eri tu, e mi bastava.
Sono passati otto anni, mio dio, e tu sei sempre così dannatamente bella!

"Non siamo nate così ma lo siamo diventate".

Stessi occhi di bambine. Che guardano, sorridono e si sorprendono.
Te la ricordi la Patagonia? E le Isole Samoa? Io sì, ed era bellissimo guardarle con te.
Ogni cosa era straordinaria e accecante nelle nostre fantasie.
Una sola anima in due corpi, quante volte ce l’hanno detto? Quante volte ce lo siamo dette?
Ne me quitte pas.
Dio mio, come ho potuto lasciarti andare?
Tu eri me, perché ho messo noi in periferia e qualcun altro al centro?
Perché non abbiamo fatto altro che respingerci e feririci?
Quanto ho passato a disperarmi chiedendomelo? Senza fare quello che avrei dovuto… venire lì ed abbracciarti. Perché bastava questo, lo so. E siamo due stronze.
Ma adesso non importa, perché io voglio stringerti per il resto della mia vita, e stavolta non me ne dimentico.
Perché se stasera ripenso a qualsiasi cosa che ci riguarda non riesco ad essere triste, non ritrovo altro che frammenti della tua, della nostra bellezza.
Perché mi basta accorgermi che ti ho di nuovo con me per piangere di gioia.
E ho impiegato una vita a cercare quel regalo ma alla fine ce l’ho fatta a trovare qualcosa di morbido e carino, che ti facesse sorridere e pensare a me.
Perché quando siamo insieme basta così poco per sentire quanto siamo fortunate.
Basta un the, un Glamour e una tavoletta di fondente.
Senza l’ansia di dover riempire il tempo per forza, perché è stracolmo dei nostri sorrisi, della nostra complicità.
Non sarei nulla senza di te, nemmeno un decimo di quello che sono oggi.

Sono qui per te, e mi basta… come potrei dire che tanto amore non è abbastanza?
Perché ogni volta che la mia vita va in frantumi ci sei tu, col barattolo di vinavil, ad accarezzarmi e dirmi che ci riusciremo a rimettere insieme i pezzi, ancora una volta.
Imiscere curas, semper.

"Amo coloro che ogni giorno rinascono nel tepore di un abbraccio, perché il loro amore è per sempre."

One day I’ll fly away.

E se riesco a pensare che due tette in Francia (cit.) potrebbero essere le mie, allora non sto poi così male, vuol dire che un po’ riesco a crederci ancora, nonostante una serata orribile e le lacrime dietro una porta chiusa a chiave.

Perché la schiena contro un termosifone freddo e la gola che brucia per aver urlato troppo possono essere cancellate dagli occhi di Satine, da un bigliettino sulla fronte, dalle voci di sempre, da sorrisi inaspettati.

Perché è così egoista e stupido pensare che la felicità non esista, ma quando la vedi brillare negli occhi di chi ti circonda, non puoi continuare negarla. E’ lì, ed è bellissima. Non è tua ed è un po’ un pugno nello stomaco, ma se ami loro, un pezzettino di quella gioia scintillante, appartiene anche a te.

Perché è stato un giorno brutto tante volte, e questa forse lo era un pochino di più… ma un abbraccio alle nove di mattina, tra nebbia ed m&m’s, compensa tutto.

Grazie.